Le risorse energetiche non sono illimitate, stiamo rapidamente consumando le fonti di energia non rinnovabili.
Cosa fare prima di trovarci completamente a secco?
Siamo alla bramosa ricerca di risorse energetiche: questo è il quadro realistico della situazione attuale del nostro pianeta, con tutti i problemi economici, politici ed ecologici che ne conseguono. Prima di averlo prosciugato completamente - una visione apocalittica che minaccia la terra come una perenne spada di Damocle - dobbiamo renderci conto che non si può continuare ad attingerne le fonti in modo incontrollato. Superata l'illusione che la terra avesse risorse energetiche illimitate - teoria in voga negli anni Cinquanta - col tempo ci si è resi conto di quanto questa fosse infondata. Già nel 1956 il geofisico americano Marion King Hubbert, analizzando i volumi estrattivi dei giacimenti petroliferi americani,aveva teorizzato che l'estrazione del petrolio avrebbe raggiunto il suo acme negli anni '70, per poi calare inesorabilmente. Oggi continuiamo ad estrarre dai combustibili fossili la maggior parte dell'energia necessaria per alimentare le moderne città industriali: carbone, petrolio e gas naturale, tutte fonti non rinnovabili. I dati che circolano sul mercato sono spesso contraddittori, ma sembra comunque condivisa la consapevolezza di aver ormai da tempo superato il picco di produzione del petrolio e di essere vicini al completo esaurimento. Accelerazione dei consumi e problemi connessi Quando verrà estratto l'ultimo barile? Nella 63esima edizione della Statistical Review of World Energy, il gruppo British Petroleum ha azzardato la sua ipotesi: le riserve mondiali di petrolio, al tasso attuale di consumo, potranno essere sufficienti fino al 2067. Nonostante la crisi economica, i consumi globali di petrolio nel 2013 sono infatti cresciuti e più in generale è aumentato il consumo globale di energia, con un incremento del 2,3% nel 2013, rispetto al +1,8% del 2012. Il problema però non è circoscritto solo all'esaurimento dei combustibili fossili. Sappiamo infatti che il loro utilizzo produce un aumento della concentrazione di anidride carbonica (CO2), con pesanti conseguenze sul surriscaldamento del pianeta e avvelena l'aria con sostanze inquinanti (ossidi di azoto, idrocarburi aromatici, polveri sottili) particolarmente dannosi per la salute. A queste considerazioni di ordine ecologico si aggiungono anche inquietanti implicazioni politiche. La distribuzione delle fonti energetiche fossili non è assolutamente omogenea, ma distribuita a macchia di leopardo tra il Medio Oriente, che da solo copre un terzo della produzione mondiale di petrolio, il Nordamerica (USA, Messico, Canada), e la CSI (Russia, Kazakistan, Azerbaigian, soprattutto). Altre importanti zone si trovano in Africa settentrionale (Libia, Algeria, Egitto) e occidentale (Nigeria, Gabon, Angola), America del Sud (soprattutto il Venezuela) e Asia sudorientale (Indonesia, Brunei, Malaysia). Il gas naturale copre circa il 23,5% del fabbisogno energetico mondiale e quasi il 60% di tutto il gas estratto proviene da tre soli paesi, Russia, USA, Canada. La dipendenza dall' '"oro nero" e la non autosufficienza di molte delle civiltà evolute hanno creato i presupposti per una rete di rapporti politici falsati e distorti dalla necessità degli approvvigionamenti, che hanno indirettamente creato profonde fratture tra i paesi, continuando a rimanere una delle principali cause di ingerenza e di interventi armati in territorio straniero. Ipotesi nuove Di fronte ai terroristici scenari di crisi di astinenza dalle fonti energetiche tradizionali, si tenta di correre ai ripari con soluzioni che, pur attingendo da un know-how innovativo, non fanno che farci ripiombare nella stretta di una dipendenza da fonti energetiche destinate prima o poi ad esaurirsi. E' il caso per esempio degli investimenti per estrarre gas e petrolio dalla roccia o sotto il mare, a mille metri di profondità, al largo del Brasile. Anche l'estrazione del gas di scisto attraverso tecniche di perforazioni orizzontali, sembra in realtà essere non solo una gran bolla speculativa, ma anche un rischio ecologico non indifferente, per la quantità di anidride carbonica che libera nell'atmosfera durante la stessa fase estrattiva. Ancora più futuristica l'ipotesi di realizzare su larga scala quanto sta già avvenendo in Canada, nella centrale di Boundary Dam che taglierà le emissioni di anidride carbonica del 90% intrappolandole sottoterra prima che raggiungano l’atmosfera, riducendo l’emissione di gas serra di circa 1 milione di tonnellate all’anno. Ma siamo sicuri che questi interventi siano indolori per il nostro pianeta? E in ogni caso non risolverebbero il problema della limitatezza delle risorse. Alternative possibili Quali strade si possono e si devono allora percorrere? Innanzitutto cercare di contenere il più possibile il consumo di risorse. Le normative europee in materia di efficienza energetica vanno naturalmente in questa direzione. Costruire edifici sostenibili e case passive che siano non solo in grado di contenere i consumi e le emissioni di CO2 ma che contribuiscano anche a fornire energia alle zone adiacenti: questo rappresenta già un notevole passo avanti in vista dell'obiettivo di ridurre il consumo di energia del 20% entro il 2020. Tutto ciòo dovrà essere accompagnato da un sempre maggior ricorso alle energie rinnovabili, che l'economista americano Jeremy Rifkin definisce l'unica alternativa possibile. «Il petrolio - spiega Rifkin - è una risorsa limitata, destinata ad esaurirsi. Ma il sole o il vento non lo sono. E' quella che chiamo la terza rivoluzione industriale». A differenza di quelle fossili, le energie rinnovabili sono illimitate e ci vengono fornite direttamente dal sole, dalla terra e dal mare. Sono inesauribili e onnipresenti l' energia solare, quella eolica e idroelettrica, le biomasse, la geotermia, così come l'energia prodotta dai movimenti del mare. Alcune fonti sono talmente potenti da soddisfare ampiamente le necessità di tutto il pianeta. Il sole emana in un'ora l’energia che viene consumata in un anno. Seppure con sofisticati adattamenti che ne permettano di immagazzinarne e conservarne il potenziale, queste rappresentano le soluzioni "verdi" per l'energia del futuro.